SWZ: Signor Zanatta, lei è al timone di un gruppo familiare che esporta il 93 per cento del suo fatturato. Come giudica l’Italia come piazza economica?
Alberto Zanatta: L’Italia ha delle eccellenze imprenditoriali a livello internazionale, nonostante – purtroppo si deve dire così – l’incapacità dei governi. La politica non ha alcuna visione sul futuro dell’Italia e improvvisa delle leggi assurde senza rendersi conto delle implicazioni sull’economia. Di questo sono estremamente preoccupato. Negli ultimi due, tre anni il governo italiano è stato totalmente assente o addirittura si è schierato contro le attività economiche.
Cosa sarebbero secondo lei le cose da fare per poter finalmente riportare l’Italia alla crescita dopo dieci anni bui?
Finché abbiamo questi politici, non possiamo pretendere tantissimo. Si dovrebbe riuscire a preparare una nuova classe dirigenziale politica che ha una visione. Prima di parlare di sburocratizzazione, di taglio di tasse, di riforma della giustizia eccetera, come sentiamo sempre dire, abbiamo bisogno di una strategia per l’Italia per i prossimi 30 anni.
Finché abbiamo questi politici, non possiamo pretendere tantissimo. L’Italia ha bisogno di una strategia per i prossimi 30 anni.
È molto pessimista.
Su questo sì. La situazione è veramente pesante. Le faccio un esempio. Le sembra accettabile che una potenza mondiale come l’Italia non abbia l’alta velocità tra Venezia e Milano? A me sembra da terzo mondo. All’Italia mancano le infrastrutture e molto altro. Capisco che non ci sono i soldi, ma allora la politica dovrebbe almeno dare stimoli alle aziende per investire in modo da guadagnare e creare posti di lavoro. Invece l’obiettivo sembra essere quello di bastonare le aziende. E diamo il reddito di cittadinanza invece di supportare la ricerca di lavoro. L’Italia fa tutte cose che non aiutano a creare un circolo virtuoso.
Parliamo della sua azienda. Si sente parlare tanto di cambiamenti climatici e di un declino lento degli sport invernali. Opera in un settore morente?
Non direi. Abbiamo un portafoglio diversificato, dove il 60 per cento del nostro fatturato proviene dalle calzature outdoor. “Solo” il 30 per cento lo generiamo con gli scarponi da sci e gli sci. Il mercato del outdoor è in costante crescita del due o tre per cento ogni anno. Eppure anche nel settore degli scarponi abbiamo registrato degli incrementi di fatturato negli ultimi anni e non una flessione. A medio termine non siamo preoccupati.
Nel suo settore è sempre più diffuso il noleggio. Questo incide sui vostri margini?
Constatiamo che si tende a noleggiare gli sci, mentre si comprano gli scarponi. Il noleggio si sta facendo strada un po’ ovunque, non solo nel settore dello sci. Le abitudini dei consumatori cambiano e noi ci dobbiamo adeguare e reagire per cogliere le opportunità.
Cosa significa innovazione in un settore sviluppato come il vostro? I prodotti sono sofisticati e risulta difficile inventare novità come ha fatto suo padre con i Moon Boot.
Certo, innovazioni dirompenti come i Moon Boot nascono ogni 50 anni. Però i prodotti si possono sempre migliorare e – come dimostrano i premi internazionali che ogni anno ci vengono riconosciuti – riusciamo a sfornare innovazioni che ci tengono sulla cresta dell’onda. Investiamo in ricerca e sviluppo, abbiamo un centro d’eccellenza in Italia, collaboriamo con le università e depositiamo brevetti. Se non si perde mai la voglia di migliorare, non servono sempre e per forza innovazioni dirompenti. Poi le dico una cosa: l’innovazione è importante, sì, ma ovviamente non è sufficiente – c’è bisogno anche di una buona comunicazione, di conservare una buona qualità e di dare un servizio post vendita.
Bisogna sbagliare il meno possibile, perché non fare nulla non può essere l’alternativa. Non rischiare significa non emergere.
Al Forum Altoatesino dell’Economia parlerà di coraggio imprenditoriale. In cosa consiste secondo lei la giusta dose di rischio?
La giusta dose trova la sua base nella passione imprenditoriale. Tante decisioni che prendiamo sono guidate più dal cuore e da convinzioni che da ragionamenti economici. L’imprenditore è quello che rompe un po’ le regole, mentre i manager sono più razionali. Essere imprenditore significa “intraprendere” – anche strade un po’ più rischiose. Spesso le scelte sono buone, qualche volta purtroppo capita che sono meno buone. Questo fa parte della vita imprenditoriale. Bisogna sbagliare il meno possibile, perché non fare nulla non può essere l’alternativa. Non rischiare significa non emergere.
Secondo lei pesa di più la responsabilità di dover portare avanti un’azienda familiare invece di essere manager di un’azienda qualsiasi?
A dir la verità non mi sono mai posto questa domanda. Ma effettivamente si ha un po’ di responsabilità in più. Secondo me il cocktail vincente consiste nel abbinamento tra l’intraprendenza dell’imprenditore e la gestione professionale di un manager.
Suo padre l’ha introdotta in azienda già quando lei frequentava ancora la scuola, portandola a fiere e assemblee aziendali. Meglio conoscere la vita lavorativa invece di sedere nei banchi di scuola?
Direi che la scuola deve aprirsi di più alle aziende e viceversa le aziende devono aprirsi alla scuola. Il beneficio più grande si trae quando una persona coniuga esperienze lavorative e scolastiche. Io credo tantissimo nella collaborazione tra scuola e aziende, tant’è vero che diamo la possibilità ai giovani di fare dei tirocini, anche per cercare di entusiasmarli per l’azienda.
Ha lavorato anche in Germania per due anni, quindi parla il tedesco?
Ein bisschen.
Intervista: Christian Pfeifer
INFO L’imprenditore Alberto Zanatta sarà uno dei relatori del Forum Altoatesino dell’Economia/Südtiroler Wirtschaftsforum che si terrà al MEC di Bolzano venerdì, 27 marzo. Gli altri relatori saranno Georg Kofler, membro della giuria della trasmissione televisiva “Die Höhle der Löwen”, la topmanager Angelika Gifford (attualmente Facebook, un passato in Microsoft e HP), l’imprenditore meranese Alex Nigg che da 30 anni vive e lavora nella Silicon Valley e il re-startupper Alberto Baban.
Info
Chi è Alberto Zanatta
Alberto Zanatta è presidente di Tecnica Group, produttore di marchi importanti come Tecnica, Nordica, Blizzard, Lowa, Rollerblade e Moon Boot. I doposci “Moon Boot” sono stati creati nel 1970 da suo padre Giancarlo, fondatore del gruppo, che si ispirò agli stivali indossati dagli astronauti del primo sbarco sulla luna. Anche nonno Oreste produceva calzature già a partire dagli anni Trenta: scarpe per chi lavorava nelle vicine Dolomiti. Il gruppo Tecnica con sede a Giavera del Montello (Treviso), controllato dalla famiglia Zanatta, attualmente occupa oltre 3.500 dipendenti in otto filiali e cinque siti produttivi nel mondo e fattura circa 420 milioni di euro, esportando il 93 per cento della produzione. Alberto Zanatta entra nel gruppo dopo la laurea in economia e percorre varie tappe lavorando anche negli Stati Uniti ed in Germania. Nel 2004 diventa direttore generale di Tecnica, nel 2009 allarga la responsabilità a tutto il gruppo. Dal 2014 è amministratore delegato del gruppo per diventare presidente nel 2016. Già a 14 anni accompagnava il padre a fiere e riunioni aziendali.